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Arriva dal Marocco il pesce congelato della mafia.

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Il progetto era ambizioso, i soci di livello, il business internazionale era già partito.

Dal Marocco il pesce arrivava in Sicilia e veniva imposto nei mercati ittici di mezza Italia e in Germania. Il boss di Gela Salvatore Rinzivillo, che tanto amava la bella vita a Roma, telefonava sempre dalle cabine telefoniche ai suoi fidati imprenditori, per pianificare riunioni e per tracciare il bilancio degli affari. Questa notte, la squadra mobile di Caltanissetta e il Gico della Guardia di finanza di Roma hanno arrestato un altro degli imprenditori chiave del sistema Rinzivillo, Emanuele Catania, uno dei nomi più noti del settore ittico siciliano, è originario di Gela: suo fratello Antonino era già stato arrestato nelle scorse settimane, assieme a Rinzivillo. L’indagine della procura di Caltanissetta, coordinata dai sostituti Elena Caruso, Luigi Leghissa e dall’aggiunto Lia Sava è entrata nei segreti finanziari della nuova Cosa nostra. Rinzivillo, pedinato e intercettato per mesi, è apparso come un ambasciatore nei suoi viaggi in giro per la Sicilia. Un ambasciatore per la riorganizzazione degli affari mafiosi, con un mandato forte. Da parte di chi? Una cosa è certa, Rinzivillo era l’unico ammesso a frequentare la casa di un pezzo da Novanta di Cosa nostra palermitana, che ormai da tempo si è trasferito a Roma dopo la scarcerazione, Giuseppe Guttadauro, u dutturi, l’ex aiuto primario dell’ospedale Civico di Palermo e capomafia di Brancaccio.

E’ il figlio di Guttadauro, Francesco, l’imprenditore attivissimo in Marocco che incontra Rinzivillo e i suoi fidati imprenditori del settore ittico. E’ Francesco Guttadauro lo snodo del nuovo affare dei boss, questo emerge dalle indagini della squadra mobile nissena diretta da Marzia Giustolisi e dal Gico diretto dal colonnello Gerardo Mastrodomenico. Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone ha voluto un pool di indagine molto particolare per provare a svelare cosa si muove nei piani alti della mafia siciliana: il fratello di Guttadauro, Filippo, è il cognato del superlatitante Matteo Messina Denaro, il boss condannato per le stragi di Firenze, Roma e Milano, che sembra diventato un fantasma dal 1993, chissà se fa la bella vita in Marocco. Di sicuro, l’imprenditore Antonino Catania procurò una villa a Rinzivillo per le sue vacanze a San Vito Lo Capo, accadeva l’anno scorso. E a San Vito Lo Capo, fra i vacanzieri spensierati dell’estate, si sono tenuti incontri di mafia importanti. Fra un bagno e una passeggiata, Rinzivillo teneva udienza. L’affare del pesce gli dava grandi soddisfazioni.

“I Catania sono imprenditori a disposizione sin dagli anni Novanta”, hanno
detto i pentiti. Quando a Gela scoppiò la guerra di mafia, gli Emmanuello organizzarono un attentato nei depositi dei Catania per fare un torto ai Rinzivillo. “I Catania non erano sottoposti a estorsione – ha aggiunto l’ex boss Luigi Celona – però quando i mafiosi andavano a prendere il pesce non pagavano”. Non era una tassa, era un vanto per i Catania, che adesso si vedono sequestrare un impero milionario, che gestisce aziende e una piccola flotta.

fonte repubblica.it